
Vinitaly 2025 per l’Horeca – Il vino torna a essere un mestiere serio
Share
Verona, aprile 2025. Se c’è un messaggio chiaro che Vinitaly ha lanciato a chi lavora nel mondo Horeca, è questo:
non basta più servire vino. Serve saper scegliere. E saper raccontare.
In un mercato che si fa più selettivo, competitivo e consapevole, la figura del professionista Horeca preparato torna al centro. Il vino non è un extra da lista. È un argomento di valore, un modo per differenziarsi, per fare margine, per fidelizzare.
E il cliente finale — quello che sfoglia una wine list — oggi vuole identità, trasparenza e coerenza.
Più che prodotti, servono storie vere
Tra i padiglioni, la tendenza era chiara: etichetta bella e nome famoso non bastano più. I buyer più attenti (e i ristoratori più efficaci) non cercano “vini facili da vendere”. Cercano vini facili da ricordare. Il mercato si sta orientando su bottiglie con personalità, tracciabilità, carattere territoriale. La gente vuole sapere cosa sta bevendo, da dove arriva, perché quel produttore ha fatto quella scelta.
E qui entra in gioco il personale di sala, il sommelier, il distributore competente: chi sa raccontare il vino in due frasi efficaci, oggi vince.
Il cliente non è più quello di prima
Chi frequenta i ristoranti e gli hotel oggi ha una cultura enologica più alta.
Ha assaggiato, ha viaggiato, ha accesso a una quantità infinita di informazioni.
E non vuole essere imbrogliato né annoiato.
Il “vino della casa” generico non basta più.
Il “bianco fresco” senza cognome non convince.
Si chiede un’offerta pensata, con prodotti di territorio, magari da vitigni autoctoni, ma soprattutto coerente con la cucina proposta e l’identità del locale.
Attenzione: chi non cambia resta indietro
Vinitaly 2025 ha anche mostrato una certa stanchezza del mercato verso l’improvvisazione.
Molte etichette “di tendenza” stanno rallentando. Chi lavora solo d’immagine sta faticando.
Invece, crescono i micro-produttori solidi, i vini da piccoli territori con grande precisione.
Crescono i rosati gastronomici, i bianchi con struttura, i rossi eleganti e non pesanti.
Il mondo del vino non è più solo “rosso corposo o bollicina”.
È una tavolozza ampia, da costruire con criterio dentro ogni carta vini.
Cosa serve oggi a un locale?
Una carta vini ragionata, essenziale, ma identitaria. Meglio 40 referenze scelte bene che 120 disordinate.
Collaborare con distributori che sanno raccontare i prodotti, non solo consegnarli.
Formare la brigata. Anche il cameriere, oggi, deve saper spiegare perché quel Vermentino è diverso dagli altri.
Capire che il vino non è un costo: è uno strumento di posizionamento.
Il messaggio da Verona è chiaro
Chi lavora nel vino dentro l’Horeca oggi deve tornare a fare selezione, ascoltare i produttori veri, e portare storie nei bicchieri. Il pubblico lo sente. Lo apprezza. E lo ripaga. Vinitaly 2025 non ha premiato chi grida più forte.
Ha premiato chi sa ascoltare, sa scegliere, e sa trasmettere.
In conclusione: servire vino è servire cultura
Il vino, nel 2025, non è più un contorno. È parte della narrazione di un locale.
Chi lo capisce prima, sta un passo avanti. E chi lavora nell’Horeca, oggi, ha una grande opportunità: non vendere solo bottiglie. Ma valore, ricordo, esperienza.